Oggi, 8 marzo, si festeggia la donna.
“Auguri” è la parola ricorrente; post di facebook, spot pubblicitari e mimose confezionate
ovunque, ma quanto abbiamo da festeggiare?
L’Istat lo ha dimostrato rendendo pubblici i dati: il Covid-19 ha penalizzato dal punto di vista lavorativo soprattutto le donne.
I numeri sono devastanti. Nonostante il blocco dei licenziamenti su 101 mila lavoratori che hanno perso il lavoro, 99mila sono donne.
Soli 2mila uomini.
Già, perché, a parità di ruolo, le donne sono pagate meno e
quindi il loro stipendio è “sacrificabile”.
Eppure ce l’abbiamo messa tutta.
La donna, il lavoro e la crisi da Covid-19
Quando la cura della casa e della famiglia ha coinciso con lo smart-working non ci siamo fermate.
Abbiamo scorciato le maniche e faticato il doppio, ma non è servito a nulla.
Oggi, un numero ancor più grande di donne è meno autonomo, rilegato a ruoli esclusivamente domestici.
Non è tutto, purtroppo.
2020: lockdown e aumento dei femminicidi.
Come se non bastasse il 2020, si è distinto per l’impennata subita dal numero di femminicidi.
Anche per questo fenomeno i dati Istat danno un quadro chiaro.
Il numero delle richieste d’aiuto è, infatti, raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, + 119,6%, passando da 6.956 a 15.280.
Sono state 2013 le donne vittime di violenza, più di 60 quelle assassinate.
Cosa c’è da festeggiare oggi?
L’acquisizione di diritti, quella finta parità che le istituzioni mettono in bella mostra?
Non dovrebbe essere qualcosa di scontato?
In realtà, il solo fatto che se ne parli mostra quanto ancora c’è da lavorare in questo senso.
Sono innumerevoli gli aspetti sui quali ancora focalizzarsi.
Il linguaggio, primo fra tutti.
Frasi come “avete voluto la parità”, “se l’è cercata” o semplicemente “stai zitta” sono troppo frequenti nel linguaggio comune.
Certo, tutto questo ha poco peso se paragonato alle aberranti consuetudini messe in atto in alcuni paesi.
Sono milioni le spose bambine e 200 milioni quelle che hanno subito la mutilazione degli organi genitali.
Questo non cambia la necessità di stimolare il cambiamento anche in Italia.
La tenacia di grandi donne ha permesso, negli ultimi cinquanta anni, grandi passi avanti nella tutela della parità di genere, ma la cultura italiana è ancora, per molti aspetti, maschilista e patriarcale.
Per questo motivo, un importante contributo allo sviluppo di una società nella quale sia operante la parità di genere ed il rispetto della donna potrebbe venire da progetti scolastici volti a educare in tal senso.
La famiglia, la scuola e le istituzioni possono, lavorando nella stessa direzione, generare il cambiamento.
Noi ci auguriamo che avvenga al più presto.
- Eunice: il sole che non lascia sole. - 10 Novembre 2022
- Reddito di libertà: un passo avanti nella lotta alla violenza di genere. - 31 Luglio 2021
- 8 marzo: quanto può festeggiare la donna nel 2021? - 8 Marzo 2021