Sono 915 le donne sparite in Perù nel periodo di lockdown, dal 16 marzo al 30 giugno.
Le misure restrittive dovute al coronavirus hanno, infatti, scatenato una serie di condizioni che hanno portato all’aumento dei casi di violenza sulle donne. Già, perché molti sono rimasti a casa senza lavoro e ciò non ha fatto altro che peggiorare una situazione di per sé già preoccupante.
È possibile capire quanto il fenomeno sia degenerato da un confronto dei dati in possesso delle autorità prima e dopo la pandemia: nel periodo precedente alle restrizioni, infatti, ogni giorno in Perù sparivano cinque donne, sono diventate otto, invece, durante il lockdown (il 70% di loro è minorenne).
Secondo Revollar, responsabile alla guida dell’ufficio per i diritti delle donne del Difensore civico nazionale, la situazione del Perù è aggravata dalla mancanza di un registro nazionale delle persone scomparse e questo rende difficile alle autorità tenere traccia delle sparizioni.
Le istituzioni peruviane sono complici?
Alcuni gruppi per i diritti delle donne e varie ONG sostengono che molto spesso la polizia rifiuta di indagare sulla violenza domestica o afferma che le scomparse hanno lasciato volontariamente le loro case.
L’anno scorso 166 donne sono state uccise in Perù e le chiamate per denunciare violenze tra le mura di casa sono state circa 30mila.
Purtroppo anche in altri paesi dell’America Latina sta accadendo la stessa cosa, come in Argentina dove, poche settimane dopo il lockdown, la violenza domestica aveva ucciso più donne del Coronavirus.
![No alla violenza.](https://www.ambiente-criminale.com/wordpress/wp-content/uploads/2020/07/violenza-donna-piccola.jpg)
Che cosa è accaduto in Italia?
Rispetto al 2019, nel periodo da marzo ad aprile, le donne che si sono rivolte al numero antiviolenza 1522 sono aumentate del 25% solo in Lombardia.
L’invito del governo italiano di restare a casa è stato per molte di loro preoccupante. È quello che afferma D.i.Re, la rete nazionale che raccoglie 80 organizzazioni che gestiscono centri antiviolenza.
Il numero nazionale dei centri antiviolenza 1522 è rimasto attivo e, sui social, la rete ha continuato a ribadire che l’emergenza coronavirus non ferma il sostegno alle vittime di violenza che, nella maggior parte dei casi, si consuma proprio in casa.
Molte operatrici, pur non facendo accoglienza, sono rimaste nei centri per rispondere alle chiamate di richiesta d’aiuto.
I dati, infatti, mostrano che le violenze aumentano durante:
- il fine settimana,
- le festività natalizie,
- le ferie di agosto,
dunque quando le circostanze favoriscono un aumento del tempo di convivenza forzata tra le mura domestiche.
A tal proposito è stata creata una piattaforma partecipativa con il supporto di ActionAid Italia per condividere e diffondere informazioni e servizi. L’intensa attività di associazioni contro la violenza sulle donne è fondamentale, soprattutto nell’epoca attuale, nella quale lo stile di vita e il cambiamento dello stereotipo culturale della donna alimentano il fenomeno. La comunicazione e la diffusione d’informazioni sui modus operandi e sui fatti di cronaca pertinenti, possono aiutare le vittime a non sentirsi sole.
“C’è un momento in cui devi decidere: o sei la principessa che aspetta di essere salvata o sei la guerriera che si salva da sé”.
(Marilyn Monroe)
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